Giornalismo italiano 2.0

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Una ricerca condotta dall’Istituto Ixè, con il supporto di Encanto Public Relations, fotografa il rapporto tra giornalisti e utilizzo dei social network per fini lavorativi.

 

Finalità di utilizzo dei Social Media da parte dei Giornalisti Italiani

I social network servono per:

  1. promuovere il proprio lavoro (83% contro il 73% degli americani);
  2. costruire relazioni (54% contro il 73%);
  3. monitorare l’opinione pubblica (52% contro il 64%);
  4. trovare storie (41% contro il 52%);
  5. verificare i fatti e approfondire (41%).

Emerge una prima indicazione considerevole, ossia che lo strumento social viene visto come mezzo di auto-promozione, più rivolto al Personal Branding che a monitorare il Buzzing in Rete e a verificarne la veridicità. Sarà forse perché non si fidano di “bufale e tromboni”, o perché si sentiranno Super Partes nella gestione dell’Informazione?

I Social Network più utilizzati dai Giornalisti Italiani

Secondo quanto emerso dallo studio, gli intervistati prediligono l’uso delle seguenti piattaforme

  1. Facebook (87%);
  2. YouTube (70%);
  3. Twitter (67%).

Non destino meraviglia la presenza di Facebook, per la sua natura generalista e per il numero di utenti iscritti (+ 1 miliardo) e neanche YouTube, in quanto surrogato del mezzo televisivo tradizionale ma spesso più obiettivo, meno bigotto e soprattutto più realista. Infine Twitter, il social network da sempre associato a concetti quali giornalismo partecipativo. In ascesa, secondo i 50 giornalisti italiani, anche Instagram eSnapchat (con un audience più giovanile e meno ingessata rispetto agli standard classici dell’Informazione), a differenza dei colleghi oltreoceano per i quali è è Periscope il vero protagonista (molto più di Facebook Live Video, che paga forse la dimensione più “spuria” della piattaforma di cui è un appendice, cioè Facebook, in cui imperano ancora gattini, link-baiting e status al limite del grossolano), per la versatilità con cui permette di accedere a trasmissioni live in assenza di altri mezzi.

Social Network: fonti, materiale e veridicità delle notizie

I social sono considerate fonti affidabili per il 50% dei giornalisti, con YouTube in testa, seguito daInstagram e Twitter (siamo nell’era dell’immagine, non dimentichiamolo).

Le notizie da pubblicare, secondo il 91% del campione, devono essere verificate e complete, invece che diffondere bufale o informazioni errate e parziali prima di tutti e avere lo scoop (e quindi le visite/visualizzazioni). Gli Statunitensi si allineano alla “nostra” risposta, nonostante un a piccola percentuale di essi abbia dichiarato di preferire la tempestività della pubblicazione di una notizia alla sua tangibile affidabilità.

Infine, i contenuti multimediali, ossia immagini e video inseriti all’interno di un articolo, vengono ottenuti

  1. da repository online, siano esse a pagamento o gratuite;
  2. dalle fonti interne alle testate;
  3. mediante produzione propria.

Il 25% dei giornalisti dichiara di utilizzare materiale postato direttamente sui social media (e addio DRM).

Ma qual è il vero stato di salute del giornalismo digitale in Italia? Spesso sentiamo di polemiche e critiche a un sistema, quello dell’Informazione, troppo vetusto e conservatore, spesso al soldo dei poteri forti e poco incline alla novità, all’innovazione (e perché no, anche alla verità). E infatti il 43% dei 50 giornalisti intervistati (quindi circa la metà) si dichiara, obsoleto e poco al passo con i tempigiornalismo-digitale in alcune occasioni (dato non correlato all’età ma forse piuttosto alla sicurezza professionale conferita da esperienza e periodo di attività).

Tutti sono poi stranamente positivi in merito al futuro del giornale cartaceo. Secondo il 35% del campionefra 10 anni avremo ancora un quotidiano o un periodico di cellulosa da sfogliare, supportarti da un ulteriore48% di colleghi che lo reputa probabile.

Chi lo sa perché poi, in conclusione, il 61% dei giornalisti italiani non consiglierebbe ad un giovane di intraprendere la carriera di giornalista?