Negli ultimi cinque mesi sempre più persone su Telegram hanno seguito canali o gruppi No Vax (+480%). Sono 49 i canali o gruppi contrari al Green Pass, quasi uno su due (45%) si occupa di vendere certificati falsi. I contenuti potenzialmente fake relativi ai vaccini Covid-19 che riguardano la pericolosità degli effetti avversi sono in netta crescita (+49%) e rappresentano oltre il 73% del totale analizzato. Sono questi i dati e i fenomeni preoccupanti – su cui si sono già mosse diverse Procure in Italia – che emergono dal secondo rapporto su Fake News e Vaccinazione Covid -19 realizzato dalla Fondazione Mesit-Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica. Lo studio, realizzato in collaborazione con l’Eehta del Ceis di Tor Vergata, il Crispel-Università di Roma Tre e da Reputation Manager.
Esiste “una vera e propria pandemia virtuale che purtroppo sta provocando quotidianamente vittime nella vita reale – spiega Marco Trabucco Aurilio, presidente della Fondazione Mesit e professore di medicina del lavoro dell’Università del Molise – C’è bisogno dell’impegno di tutti dalle istituzioni, che devono mettere in campo strumenti legislativi ed operativi efficaci”.
Lo studio ha rilevato che a fine novembre 2021 su Facebook e Telegram ci sono più di 1,2 milioni di utenti che seguono pagine, canali o gruppi a tema vaccini. Di questi, il 58% segue canali di diffusione di teorie dichiaratamente No Vax. Emerge che oltre 7 false informazioni su 10 sui vaccini sono relative, ad esempio, a reazioni gravi e decessi post vaccinazione mai documentati, a finti occultamenti di morti da parte di Ema e Aifa oppure alla diffusione di reazioni allergiche e irregolarità mestruali in seguito alla vaccinazione.
La natura sperimentale del vaccino (12,1% delle conversazioni potenzialmente fake) è la seconda categoria più popolata. La ricerca, infine, spiega che sono cresciute le pagine col nome “Dittatura sanitaria” o “Guerrieri”. Un canale o gruppo su tre si occupa di organizzare manifestazioni e proteste (29%). E c’è un 8% di canali che segnalano locali, ristoranti o esercizi commerciali che non chiedono la certificazione.